Jinrui Shoku – Prime impressioni su un manga horror che mi ha colpito più di quanto pensassi

Lo ammetto, Jinrui Shoku mi ha incuriosito grazie alla copertina magnetica, con un ragazzo in primo piano e un terzo occhio in mezzo alla fronte — che già da solo ti mette addosso un senso di inquietudine. Simmetrica, straniante… e poi il vibe horror era piuttosto chiaro, e sapete quanto io sia debole per questo genere, in qualunque forma si presenti.
La storia è di Mitsuchiyomaru, i disegni di Yuki Sato. Due autori totalmente inediti in Italia: nessun’altra loro opera è mai stata pubblicata, almeno finora.
Prime impressioni a caldo
Devo essere sincero: Jinrui Shoku mi ha colpito più del previsto. Sfogliandolo la prima volta, i disegni dei personaggi umani non mi convincevano granché. In compenso, le parti più horror — creature, mummie, elementi disturbanti — sono davvero ben realizzate.
La trama ruota attorno a due amici delle elementari, in particolare uno dei due ha un rapporto durissimo con la madre: una figura violenta, instabile, che esplode letteralmente per un nonnulla. Una dinamica che abbiamo già visto in varie opere giapponesi, ma qui viene trattata con una certa profondità e senza banalizzazioni. Anche se la cosa fa un po’ da miccia alla storia, non resta in superficie: viene contestualizzata, fa male e fa pensare.
Mi è piaciuto molto come la loro amicizia si evolve. Quando nella loro città inizia a diffondersi un fenomeno inquietante — la comparsa delle “mummie viventi”, o “mummily” come vengono chiamate — i due ragazzi si trovano a vivere eventi sempre più assurdi. Senza fare spoiler, vi basti sapere che questa minaccia cambia tutto. C’è una svolta forte già nei primi capitoli, e il loro legame si rinsalda in modo potente.
Temi e atmosfera
Oltre al body horror, Jinrui Shoku tocca tanti temi sociali forti: violenza domestica, alienazione scolastica, amicizia e trauma. Ma non lo fa mai in modo forzato.
Ogni personaggio ha un background ben definito — e per uno shōnen è già tanto. Molti manga partono con idee interessanti ma poi si perdono perché i personaggi sembrano muoversi “a caso”. Qui invece si sente che gli autori hanno creato una struttura narrativa solida, e ogni sviluppo è coerente.
E non mancano nemmeno le nuove entrate nel cast, tra personaggi buoni e altri molto meno rassicuranti, che andranno ad arricchire una storia che, per ora, mi ha davvero preso.
Conclusioni (senza hype inutile)
Non sto dicendo che sia il capolavoro del decennio, sia chiaro. Però per ora questo Volume 1 è una bomba. Pensavo di trovarmi davanti all’ennesimo horrorino da due soldi, invece ho chiuso il volume con la voglia di proseguire.
E lo dice una che, per età ed esperienze, ha ormai superato da un po’ il target medio degli shōnen. Ma quando qualcosa è fatto bene, con tensione e intelligenza, l’età c’entra poco.
Quindi sì: promosso, e aspetto il secondo volume con una certa fame (di mummie? Forse).
Se lo leggete, fatemi sapere le vostre impressioni nei commenti — mi interessa sapere se anche a voi ha dato quelle vibes disturbanti ma affascinanti.
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