The Dungeon of Black Company: Il Manga Isekai che Distrugge il Mito del Lavoro!
Ho letto The Dungeon of Black Company e devo dire che è stata un’esperienza davvero particolare, diversa dai soliti isekai. La trama segue Kinji Ninomiya, un NEET che nella nostra realtà era riuscito a costruirsi una vita agiata senza mai lavorare davvero, investendo in immobili e vivendo di rendita. Tutto cambia quando, senza alcuna spiegazione, viene catapultato in un mondo fantasy dove finisce immediatamente schiavizzato da una compagnia mineraria che sfrutta i lavoratori fino all’osso. Da lì inizia la sua scalata verso la libertà (e la ricchezza), usando ogni mezzo possibile, spesso poco etico, per ribellarsi al sistema e fondare la sua “black company” insieme a personaggi come Rim, una ragazza-drago, e Wanibe, un uomo-coccodrillo.
Cosa mi ha colpito
Quello che mi ha colpito di più è sicuramente il tono satirico e il modo in cui il manga prende di mira il sistema lavorativo giapponese, trasformando il dungeon in una vera e propria azienda tossica, con salari da fame, orari infiniti e lavaggio del cervello. Kinji non è il classico eroe: è egoista, opportunista e disposto a tutto pur di tornare a vivere senza lavorare. In un certo senso, è quasi più un villain che un protagonista, ma proprio per questo risulta interessante vederlo muoversi in un mondo dove le regole sono ancora più spietate di quelle da cui proviene.
Pregi
Il manga offre una satira pungente sul mondo del lavoro, usando il contesto fantasy per esagerare (ma non troppo) le dinamiche di sfruttamento aziendale.
Il ritmo è veloce e non ci si annoia: tra colpi di scena, trovate assurde e tentativi di truffa, Kinji riesce sempre a mettersi nei guai e a uscirne in modo imprevedibile.
Il design dei personaggi, soprattutto delle creature non umane, è molto curato e originale; il comparto grafico, senza essere eccelso, rende bene l’atmosfera grottesca e ironica della storia.
Difetti
Kinji è un protagonista estremamente difficile da apprezzare: è arrogante, manipolatore e raramente mostra crescita o empatia. Se cercate personaggi positivi o con una vera evoluzione, qui non li troverete.
Il worldbuilding è praticamente inesistente: il nuovo mondo viene introdotto in modo superficiale, senza approfondire la sua storia o le sue regole.
I personaggi secondari sono spesso poco sviluppati e rimangono sullo sfondo, senza mai diventare davvero memorabili.
3 motivi per leggerlo
Volete una satira feroce e fuori dagli schemi sul mondo del lavoro, con un protagonista davvero atipico.
Vi piacciono le storie isekai che ribaltano i cliché e puntano più sull’umorismo nero che sull’eroismo.
Apprezzate i manga che sanno essere irriverenti, con scene assurde, fanservice e situazioni al limite del surreale.
3 motivi per NON leggerlo
Non sopportate i protagonisti cinici, amorali e senza alcuna redenzione: Kinji è tutto questo e non cambia quasi mai.
Cercate una storia con un vero sviluppo dei personaggi e un mondo fantasy ben costruito: qui troverete solo accenni e poca profondità.
Vi dà fastidio il fanservice o l’umorismo che punta spesso sul grottesco e sul politicamente scorretto.
In definitiva, The Dungeon of Black Company è un manga che divide: o lo si trova geniale nella sua critica sociale e nel suo cinismo, o lo si detesta per la mancanza di personaggi positivi e per il tono spesso sopra le righe. Personalmente, l’ho trovato una lettura interessante, anche se non sempre coinvolgente dal punto di vista emotivo. Consigliato a chi cerca qualcosa di diverso dal solito isekai e non ha paura di un protagonista “scomodo”.
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